La creatività a lezione: una attività di scrittura originale
- Posted by Silvia Maneschi
- Categorie Articoli
- Date 7 Maggio 2024
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Oggi parleremo di creatività.
Perché portare la creatività a lezione
Recentemente ho tenuto una formazione per insegnanti all’Università Autonoma di Tapachula, in Messico. Il tema era quello su come espandere, ampliare il libro di testo mediante l’uso di tecniche creative.
Mentre mi preparavo, mi è capitato di ascoltare un’interessante intervista a Morgan e così voglio iniziare dando voce sia a lui che a un’altra artista che amo molto.
Alla domanda su cosa sia per lui la creatività, Morgan ha risposto ‘ «Per me la creatività è portare qui quello che non c’è qui.»
La celebre pittrice messicana Frida Khalo, d’altro canto, si chiedeva: «È lecito inventare verbi nuovi? Voglio regalartene uno: io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente, per amarti senza confini.»
La risposta implicita, ovviamente, era sì.
Basterebbero già questi due esempi a giustificare l’importanza di portare a lezione la creatività, ma i dubbi rimangono spesso numerosi.
Creatività: piccolo excursus etimologico
Nelle mie consulenze di Didatticamentore, molti docenti mi chiedono perché dovrebbero portare la creatività a lezione, quando loro per primi magari si considerano poco creativi.
Altri s’interrogano su quali siano i vantaggi delle tecniche creative e se effettivamente abbiano ricadute positive sul processo di acquisizione di una lingua o se, invece, siano solo una perdita di tempo.
Spesso, le etimologie delle parole possono rivelarsi utili quando cerchiamo di trovare una risposta alle nostre domande e ai nostri dubbi.
Andiamo dunque all’etimologia della parola creatività. Il suffisso “-ività” denota un’attitudine – in particolare, l’attitudine alla creazione; la radice KAR-, originaria del sanscrito, ha il significato di «produrre», «generare», «fabbricare» e la base indoeuropea AR indica l’intenzione di far combaciare le parti, mettere insieme in modo opportuno.
Dunque, la creatività, sin dalle origini, rappresenta una forma specifica del “fare”, un fare che genera il nuovo attraverso l’associazione e l’integrazione di parti diverse.
Creatività e competenza comunicativa
Cosa ha a che vedere tutto questo con l’apprendimento?
In realtà, se torniamo alle origini e, in particolare al concetto di competenza comunicativa di Hymes, ci ricorderemo che due degli aspetti che lo definiscono sono:
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- il saper fare lingua, ma soprattutto…
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- il saper fare con la lingua, ovvero usare la lingua come strumento di azione in differenti contesti.
Non sarà allora che portare la creatività a lezione sia un’occasione privilegiata per tradurre in pratica questi aspetti della competenza comunicativa?
Senza entrare troppo nello specifico, numerosi studi confermano che attività che sfidano i nostri studenti a uscire dalla zona di comfort, usando tecniche creative, giocano un ruolo chiave nello sviluppo delle competenze linguistiche.
In modo particolare, favoriscono lo sviluppo del pensiero divergente il quale, a sua volta, si rivela di fondamentale importanza per abituare gli studenti a una maggiore tolleranza dell’errore e dell’ambiguità.
La creatività è una qualità complessa, ma può essere esercitata. Possiamo esercitare il nostro pensiero ad essere originale, osservare i problemi da punti di vista inusualima soprattutto inventare con fantasia e organizzare in maniera nuova esperienze e conoscenze.
L’attività creativa
Oggi vi parlerò di questo, ovvero di come l’applicazione di una tecnica creativa ben specifica abbia motivato una delle mia studentesse a creare e a saper fare con la lingua italiana.
L’attività che vi condividerò è estremamente semplice, ma è proprio in questo che sta la sua forza e il risultato che ne è venuto fuori è davvero sorprendente!
La tecnica creativa applicata è quella della trasformazione dell’input ed è stata proposta in una lezione online individuale a una studentessa di livello C1.
L’idea si presta però ad essere portata anche in lezioni di gruppo, siano esse online o presenziali.
Andiamo dunque a vedere in dettaglio lo svolgimento.
FASE 1
Le mie lezioni si basano sull’ascolto attivo e sulla posizione centrale degli studenti e delle loro necessità.
In questo caso, la studentessa mi aveva chiesto esplicitamente di ripassare il passato remoto.
In una prima fase della lezione, ho proposto un tradizionale esercizio di completamento sul passato remoto.
Successivamente, le ho detto che avremmo ascoltato una canzone, dandole una doppia scelta: La canzone di Marinella e Un tempo piccolo.
Le ho presentato brevemente il tema delle due canzoni, chiedendole, in modo scherzoso, se preferiva una canzone molto triste o meno triste. 😅
Avendo scelto la seconda opzione, mi sono orientata sulla seconda.
L’attività di ascolto rientra nella tipologia top – down: durante l’ascolto sia io che la studentessa dobbiamo scrivere tutti i passati remoti ascoltati. Ho proposto più ascolti.
Successivamente, abbiamo unito ogni forma di passato remoto all’infinito corrispondente, con un focus sulle forme irregolari.
FASE 2: il compito a casa e la tecnica creativa
Per casa, ho chiesto alla studentessa di riscrivere il testo della canzone, a suo piacimento, con un solo requisito da seguire: tutti i verbi dovevano essere mantenuti al passato remoto.
Ecco qua il suo capolavoro, di fronte al quale – lo ammetto – mi sono un po’ commossa:
RIFLESSIONI FINALI (+ UN CONSIGLIO)
Ci sono alcuni punti che, a mio parere, hanno decretato il successo di questa lezione, al quale hanno contribuito alcune azioni didattiche da me intraprese.
Innanzitutto, ho volutamente scelto di non proporre alcuna didattizzazione del testo della canzone. L’obiettivo di questa attività è proporre un ascolto mirato, per portare tutta l’attenzione e il carico cognitivo sul compito di riconoscimento delle forme verbali. Manca anche un lavoro sul lessico della canzone. Questa mia decisione, in parte, è stata dettata dal livello molto alto della studentessa, ma suggerisco comunque di seguire questo approccio anche con livelli più bassi. La fase di analisi lessicale infatti può essere delegata al momento del compito a casa, visto che l’attività di trasformazione implica obbligatoriamente una lettura più attenta del testo.
La gestione dell’ascolto della canzone deve essere il più possibile spontanea e il nostro ruolo, specie nelle lezioni individuali, è di fondamentale importanza. Svolgere l’attività insieme alla studentessa ha conferito alla lezione maggiore spontaneità, riducendo in parte il falso pragmatico, tipico di questa tipologia di lezioni. Dopo l’attività, infatti, ci siamo confrontate ed è stato interessante come anche a me fossero sfuggite delle forme verbali che lei, invece, aveva colto.😉
Piccolo consiglio didattico finale: se temete che gli studenti possano mostrarsi reticenti a questo tipo di attività creative, potreste chiedere loro di riscrivere solo alcune parti, cambiando per esempio i soggetti delle frasi o alcuni verbi. In questo caso, starete facendo un interessante di lavoro che gioca su possibili sinonimi o riscritture mirate che siano coerenti con il testo originale.
In attesa di leggere i vostri commenti e le vostre esperienze creative, vi lascio con le mail che mi ha scritto la studentessa! ❤
Mi occupo di formazione online e in presenza rivolta a professori di italiano LS/L2 che desiderano approfondire la conoscenza e l’uso delle nuove tecnologie nell’insegnamento della lingua. Dal 2006 aiuto studenti di tutto il mondo ad imparare l’italiano. Lo faccio in presenza e, dal 2013, anche online in modalità sincrona via Skype (e non solo).